A colloquio con Alberto Zacché, a.d. Poliespanso:
ricercare, innovare e… comunicare
Ci fa più paura l’edilizia tradizionale, che crolla sotto l’effetto di un sisma e che non garantisce nemmeno il risparmio energetico, o l’edilizia innovativa, moderna e delle tecnologie avanzate resistente al sisma e rispettosa dell’ambiente?
Con queste parole Alberto Zacchè, amministratore delegato di Poliespanso, tra le più vivaci e interessanti realtà del settore delle costruzioni, apriva un suo intervento dal titolo L’edilizia che ci fa paura, scritto a pochi giorni dal sisma che colpì L’Aquila e provincia nell’aprile dello scorso anno.
Da allora, il mondo delle costruzioni, complice anche la crisi economica, si è ripetutamente interrogato sul perché dell’inadeguatezza di molti operatori a rimanere sul mercato. La risposta è molto semplice: innovazione, ricerca e professionalità devono essere i principi guida per coloro che, a tutti i livelli della filiera, desiderano non solo continuare a giocare un ruolo economico di primo piano, ma anche offrire un prodotto rispettoso delle persone e dell’ambiente. In una parola: sostenibile.
Abbiamo voluto incontrare Alberto Zacchè per raccogliere le sue impressioni su quanto sta accadendo, su cosa ci riserva il futuro e per parlarci di innovazione tecnologica e ricerca.
Ingegneri.Ricerca e innovazione tecnologica rappresentano due grandi opportunità per la ripresa di un mercato delle costruzioni sofferente. Questa è la posizione di Andrea Negri, vicepresidente di Federcostruzioni, che ha aperto il convegno dedicato all’analisi della situazione attuale del settore al MADE Expo. È d’accordo con tale affermazione? Si sente di aggiungere qualcosa in merito? Alberto Zacchè. Mi trovo in sintonia con le parole di Negri. Ricerca e innovazione tecnologica sono le parole chiave da cui passa il rilancio del settore delle costruzioni e anche l’unica strada percorribile per le aziende, come la nostra, che producono soluzioni tecnologiche per l’edilizia. Mi preme però fare anche una precisazione al riguardo.
Ingegneri. Prego
AZ. Occorre chiarire sulle spalle di chi “pesa” l’onere di fare ricerca e di creare soluzioni tecnologicamente avanzate. Nel nostro settore non esistono solo le aziende produttrici di tecnologie per l’edilizia; ci sono anche i tecnici e i progettisti, che le inseriscono nei progetti, e ci sono le imprese di costruzione che le devono assemblare e mettere in opera nei cantieri. E non dimentichiamo i committenti e lo Stato che con regolamenti e normative influenza in maniera determinante il mondo dell’edilizia. Nella filiera complessa del nostro settore, dunque, occorre si diffonda capillarmente la cultura dell’innovazione e della qualità. Ritengo che il problema si possa individuare nel fatto che i vari attori procedono a velocità diverse.
Ingegneri. Un problema culturale dunque?
AZ. Finora l’edilizia è stata spesso considerata come un settore speculativo, dove non si realizzava un prodotto di qualità (la casa), ma si “facevano affari”. E questo a detrimento di chi, come noi e come tanti altri produttori seri, ha fatto della ricerca di innovazione la leva competitiva per avere successo e proporre sul mercato prodotti e soluzioni di altissima qualità. Le tecnologie avanzate già ci sono, ma occorre che le imprese edili si facciano carico di risolvere il problema della formazione dei propri operatori alla corretta posa di quanto offrono i produttori.
Ingegneri. L’innovazione è il fil rouge di questa intervista. Una delle critiche più comuni al settore edile è proprio l’incapacità di “fare innovazione” ma di limitarsi a importare ciò che di nuovo è stato scoperto in altri ambiti, adattandolo al contesto specifico. Lei cosa ne pensa?
AZ. L’innovazione in edilizia esiste, ma, come ricordavo poco fa, il problema è di carattere culturale. Spesso le imprese di costruzione, per scarsa propensione alle novità o per una carenza di preparazione specifica, sono restie ad adottare soluzioni e materiali innovativi. In questo modo la ricerca viene frenata. Se il mercato non recepisce in maniera corretta le nuove proposte, si rallenta la crescita del settore delle costruzioni e si impedisce alle nuove tecnologie di crearsi un legittimo spazio sul mercato con produzioni su larga scala e conseguente riduzione dei costi. Quanto alla critica da lei citata, l’industria edilizia è perfettamente in grado di sviluppare innovazione. Nel mondo industriale sono già state delineate numerose soluzioni altamente tecnologiche nel cassetto e mai proposte.
Ingegneri. Perché?
AZ. Perché il mercato non è in grado di accoglierle favorevolmente. Gli stessi progettisti, molto aperti e ricettivi alle tecnologie innovative, non sono completamente liberi di impiegarle nei propri progetti, poiché spesso non trovano nelle imprese esecutrici degli interlocutori adeguati.
a cura di Mauro Ferrarini
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13:06
Ho l’esame di maturita, Licero Artistico con indirizzo Architettura.
Devo solgere la tesina e ho pensato a 2 argomenti, devo decidere su uno dei due.
1- Le nuove tecnologie riguardo l’edilizia e l’architettuta. Oppure
2 – Il fatto che ormai l’architettura punta maggiormente all’estetica più che alla funzionalità.
Chi è così cortese di inviarmi qualche dritta o link che tratti questi argomenti….
Grazie in anticipo Giulia